Nuovo virus del pomodoro (ToBRFV): la prevenzione e le buone pratiche la soluzione che deve venire dalla filiera

DATA:
13 Marzo 2019
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Filiera | Pomodoro | Road to quality | Sicilia | ToBRFV | Tracciabilità

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Una nuova pericolosa virosi (ToBRFV) che attacca pomodoro e peperoni riscontrata per la prima volta in Italia di recente in alcune coltivazioni in Sicilia. La virosi non va sottovalutata perché in grado di mettere a repentaglio la produzione pomodoricola siciliana, così come ha già fatto in altri paesi (Israele). Dalla filiera la risposta alla nuova emergenza.

Tratto da FreshPlaza del 5 marzo scorso, l’intervista al Segretario di Assosementi, Lipparini, sulle possibili strategie di difesa per contrastare la diffusione della nuova pericolosa virosi (ToBRFV) che attacca pomodoro e peperoni.

Assosementi: contro il virus ToBRFV ognuno sia pronto a fare la sua parte
E’ naturale che il ritrovamento in Sicilia di un nuovo virus, il ToBRFV, particolarmente pericoloso per il pomodoro e il peperone, abbia fortemente preoccupato l’intera filiera ortofrutticola. In questo, non hanno fatto eccezione le aziende sementiere. Come annunciato ieri, riportiamo un’intervista rilasciataci da Alberto Lipparini di Assosementi a margine del convegno che si è tenuto a Vittoria lo scorso 28 febbraio 2019, incentrato proprio nuovo virus.
“Il comparto sementiero, alla luce dell’insistenza del virus sul territorio – ha detto Lipparini – ci ha indotto ad attivarci immediatamente per fornire un primo contributo in termini di informazione e di formazione degli operatori dei territori interessati. Grazie alla professionalità e alla disponibilità del Prof. Walter Davino dell’Università di Palermo, con il quale Assosementi ha una collaborazione ormai pluriennale, e dei suoi collaboratori, abbiamo ritenuto necessario organizzare due incontri informativi riservati ai tecnici, agli agricoltori e a tutti gli operatori del settore: il primo si è tenuto a Pachino il 27 febbraio, il secondo l’indomani, qui a Vittoria”.
“Quali primi attori della filiera produttiva – ha proseguito il segretario di Assosementi – le ditte sementiere sono fermamente convinte della necessità di fare squadra per cercare di contenere la diffusione di un pericoloso patogeno, per il quale al momento non sembrano esserci misure di lotta efficaci. La prevenzione e l’applicazione di buone pratiche igieniche e agronomiche in tutte le fasi della filiera produttiva, così come ha spiegato Davino, pare essere l’unica strada percorribile”.
In attesa quindi che la caratterizzazione del nuovo virus venga completata e che eventuali misure di contenimento (quali ad esempio la costituzione di varietà tolleranti o resistenti) possano essere rese disponibili, l’unica soluzione per contenere la diffusione del nuovo pericoloso patogeno, capace di mettere a rischio l’intera produzione nazionale di pomodoro, è la prevenzione.
“Assosementi condivide la necessità da parte di tutti gli operatori, in primis le ditte sementiere – ha spiegato Lipparini – ma anche le aziende vivaistiche e i produttori agricoli, di farsi parte attiva, ognuno per quanto di propria competenza, nell’applicazione di tutte le misure di igiene e di prevenzione di cui dispongono. In questo contesto, anche le Istituzioni, il Servizio Fitosanitario Regionale in particolare, sono chiamati a fare la propria parte, così come stanno già facendo, monitorando costantemente il territorio per verificare la diffusione del patogeno e per definire gli interventi necessari a contrastarne la diffusione”.
Nessuno degli attori della filiera produttiva (sementieri, vivaisti, agricoltori, distributori) può dunque sottrarsi alla responsabilità di realizzare tutte le misure di contenimento preventivo alla diffusione del patogeno: se viene a mancare il contributo anche di un solo anello della filiera, i rischi di mettere a repentaglio l’intera produzione di pomodoro in Sicilia sono molto elevati.
Ma vediamo più da vicino quali sono le indicazioni che il virologo dell’UniPA Walter Davino ha fornito per contenere la diffusione del ToBRFV. Tutto ruota, come precedentemente detto, attorno al rispetto di specifiche pratiche da perseguire lungo tutta la filiera. Le prescrizioni sono indirizzate a ciascun anello della filiera, a partire proprio dalle case sementiere.
“Cominciamo col dire che le ditte sementiere devono cercare di produrre semi in aree indenni – ha spiegato il docente universitario – effettuando analisi periodiche sui parentali e sugli ibridi; devono tra le altre cose far viaggiare le sementi con un apposito certificato fitosanitario”.
“I vivai, dal canto loro, devono ispezionare le piante regolarmente – ha proseguito – Gli operai dei vivai non dovrebbero lavorare contemporaneamente nelle serre di produzione e deve vigere l’obbligo di sterilizzare o distruggere i contenitori e i residui di terriccio che hanno ospitato piante infette. I lavoratori, inoltre, devono indossare indumenti puliti e disinfettati, alla stregua degli attrezzi utilizzati nei processi”.
Le cose si complicano nelle aziende di produzione, dove il modus operandi è diversificato tra coltivazioni sane e coltivazione infette.
Nel secondo caso, le prescrizioni sono molto più stringenti: “Bisogna rimuovere attentamente le piante che mostrano i sintomi e distruggerle bruciandole e facendo attenzione a rimuovere almeno 20 piante attorno a quella infetta; bisogna gestire ogni serra infetta a compartimento stagno, usando abiti protettivi specifici e strumenti di lavoro, senza spostarli da una serra l’altra. Mai cominciare i lavori dalla serra infetta, lasciandola invece sempre per ultima”.
“E’ obbligatorio iniziare ogni giornata con abiti puliti e predisporre i tappetini imbevuti di disinfettante – ha continuato Davino – Bisogna installare distributori di disinfettanti posizionati a tutti gli ingressi. Non si deve mai dare per assodato che le piante asintomatiche siano indenni. I piccoli strumenti di lavoro, inoltre, possono essere disinfettati immergendoli in una soluzione di latte in polvere non grasso. I lavoratori delle serre non infette non devono venire a contatto con quelli dei settori infetti”.
A fine ciclo, è necessario bruciare i residui di piante e terriccio ed è necessario disinfettare attentamente le serre in ogni loro parte, dai tubi di ferro alla plastica. La solarizzazione non è sufficiente perché non porta i materiali alla temperatura di 80 °C!
Distribuzione
“La distribuzione, grande o piccola che sia – ha concluso Davino – ha il compito di effettuare accertamenti circa lo stato della merce in entrata nel nostro Paese, che deve essere esente da ToBRFV. E’ indispensabile effettuare analisi a campione sui prodotti in ingresso e si deve sempre pretendere un certificato fitosanitario attestante l’assenza del virus. Bisogna inoltre sterilizzare bene i mezzi di trasporto, contenitori e cassette”.

Data di pubblicazione : 05/03/2019
Author: Gaetano Piccione
© FreshPlaza.it

 

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